Facciamo scegliere il bio al consumatore

Il biologico è fondato su regole che nascondono la condivisione di intenti tra produttori e consumatori. Qualità del prodotto, qualità dell’ambiente, qualità del lavoro sono i principali obiettivi che i produttori biologici e i consumatori di bio ricercano nei loro gesti quotidiani : scegliere come produrre da un lato e scegliere cosa acquistare dall’altro. In questa ottica i disciplinari di produzione non rappresentano altro che l’accordo tra le parti per favorire la chiarezza e la trasparenza del mercato, produttori e consumatori stabiliscono insieme come fare agricoltura per produrre cibo di qualità.

Queste regole della produzione biologica sono state poi nel tempo riconosciute come patrimonio comune della società e quindi, attraverso l’intervento della pubblica amministrazione, gli si è dato valore di normativa da tutti riconosciuta.

Ma il rapporto tra consumatore e produttore nel nostro sistema produttivo diventa sempre più labile: le filiere si allungano, il sistema distributivo si complica. Conoscere in maniera diretta tutti i passaggi che il cibo fa, prima di arrivare sulla tavola, diventa sempre di più una pia illusione. E’ necessario allora costituire un sistema di garanzie per il consumatore che può acquistare cibo di qualità, e garanzie per il produttore che si può vedere riconosciuto il valore aggiunto del suo lavoro. Ma i nodi ancora non risolti, che rappresentano anche la sfida per il prossimo futuro, nascono proprio da questa storia.

Il consumatore di biologico, oggi, ripone nelle proprie scelte di acquisto delle aspettative che, molto spesso, vanno ampiamente oltre la mera applicazione delle regole di cui sopra. Si sta assistendo, infatti, via via sempre più ad una richiesta da parte dei consumatori di biologico di requisiti che, purtroppo, non si trovano nelle regole definite della pubblica amministrazione. Ed anche su questa “insoddisfazione” che si può leggere il successo della filiera corta e della vendita diretta.

E’ un dato di fatto: il consumatore preferisce scegliere il proprio cibo anche guardando in faccia colui che lo produce. E’ un ritorno al passato? Probabilmente si ma è certamente anche una nuova frontiera sulla quale il sistema delle garanzie del biologico dovrebbe fermarsi un attimo a riflettere. Occorre certamente per il consumatore una maggiore informazione, più conoscenza delle questioni agricole ed una maggiore consapevolezza del proprio ruolo; ma anche nel sistema del biologico di oggi sarebbe necessario fare qualche passo per riconoscerglielo questo ruolo, per rimettere in qualche modo il consumatore al centro delle scelte, anche di politica agricola, ed evitare, come troppo spesso si è fatto nel convenzionale, di marginalizzare colui che in fondo, alla fine, paga.509950390_ab2cb337c1

Il biologico è fondato su regole che nascondono la condivisione di intenti tra produttori e consumatori. Qualità del prodotto, qualità dell’ambiente, qualità del lavoro sono i principali obiettivi che i produttori biologici e i consumatori di bio ricercano nei loro gesti quotidiani : scegliere come produrre da un lato e scegliere cosa acquistare dall’altro. In questa ottica i disciplinari di produzione non rappresentano altro che l’accordo tra le parti per favorire la chiarezza e la trasparenza del mercato, produttori e consumatori stabiliscono insieme come fare agricoltura per produrre cibo di qualità.509950390_ab2cb337c1

Il biologico è fondato su regole che nascondono la condivisione di intenti tra produttori e consumatori. Qualità del prodotto, qualità dell’ambiente, qualità del lavoro sono i principali obiettivi che i produttori biologici e i consumatori di bio ricercano nei loro gesti quotidiani : scegliere come produrre da un lato e scegliere cosa acquistare dall’altro. In questa ottica i disciplinari di produzione non rappresentano altro che l’accordo tra le parti per favorire la chiarezza e la trasparenza del mercato, produttori e consumatori stabiliscono insieme come fare agricoltura per produrre cibo di qualità.

Queste regole della produzione biologica sono state poi nel tempo riconosciute come patrimonio comune della società e quindi, attraverso l’intervento della pubblica amministrazione, gli si è dato valore di normativa da tutti riconosciuta.

Ma il rapporto tra consumatore e produttore nel nostro sistema produttivo diventa sempre più labile: le filiere si allungano, il sistema distributivo si complica. Conoscere in maniera diretta tutti i passaggi che il cibo fa, prima di arrivare sulla tavola, diventa sempre di più una pia illusione. E’ necessario allora costituire un sistema di garanzie per il consumatore che può acquistare cibo di qualità, e garanzie per il produttore che si può vedere riconosciuto il valore aggiunto del suo lavoro. Ma i nodi ancora non risolti, che rappresentano anche la sfida per il prossimo futuro, nascono proprio da questa storia.

Il consumatore di biologico, oggi, ripone nelle proprie scelte di acquisto delle aspettative che, molto spesso, vanno ampiamente oltre la mera applicazione delle regole di cui sopra. Si sta assistendo, infatti, via via sempre più ad una richiesta da parte dei consumatori di biologico di requisiti che, purtroppo, non si trovano nelle regole definite della pubblica amministrazione. Ed anche su questa “insoddisfazione” che si può leggere il successo della filiera corta e della vendita diretta.

E’ un dato di fatto: il consumatore preferisce scegliere il proprio cibo anche guardando in faccia colui che lo produce. E’ un ritorno al passato? Probabilmente si ma è certamente anche una nuova frontiera sulla quale il sistema delle garanzie del biologico dovrebbe fermarsi un attimo a riflettere. Occorre certamente per il consumatore una maggiore informazione, più conoscenza delle questioni agricole ed una maggiore consapevolezza del proprio ruolo; ma anche nel sistema del biologico di oggi sarebbe necessario fare qualche passo per riconoscerglielo questo ruolo, per rimettere in qualche modo il consumatore al centro delle scelte, anche di politica agricola, ed evitare, come troppo spesso si è fatto nel convenzionale, di marginalizzare colui che in fondo, alla fine, paga.

Queste regole della produzione biologica sono state poi nel tempo riconosciute come patrimonio comune della società e quindi, attraverso l’intervento della pubblica amministrazione, gli si è dato valore di normativa da tutti riconosciuta.

Ma il rapporto tra consumatore e produttore nel nostro sistema produttivo diventa sempre più labile: le filiere si allungano, il sistema distributivo si complica. Conoscere in maniera diretta tutti i passaggi che il cibo fa, prima di arrivare sulla tavola, diventa sempre di più una pia illusione. E’ necessario allora costituire un sistema di garanzie per il consumatore che può acquistare cibo di qualità, e garanzie per il produttore che si può vedere riconosciuto il valore aggiunto del suo lavoro. Ma i nodi ancora non risolti, che rappresentano anche la sfida per il prossimo futuro, nascono proprio da questa storia.

Il consumatore di biologico, oggi, ripone nelle proprie scelte di acquisto delle aspettative che, molto spesso, vanno ampiamente oltre la mera applicazione delle regole di cui sopra. Si sta assistendo, infatti, via via sempre più ad una richiesta da parte dei consumatori di biologico di requisiti che, purtroppo, non si trovano nelle regole definite della pubblica amministrazione. Ed anche su questa “insoddisfazione” che si può leggere il successo della filiera corta e della vendita diretta.

E’ un dato di fatto: il consumatore preferisce scegliere il proprio cibo anche guardando in faccia colui che lo produce. E’ un ritorno al passato? Probabilmente si ma è certamente anche una nuova frontiera sulla quale il sistema delle garanzie del biologico dovrebbe fermarsi un attimo a riflettere. Occorre certamente per il consumatore una maggiore informazione, più conoscenza delle questioni agricole ed una maggiore consapevolezza del proprio ruolo; ma anche nel sistema del biologico di oggi sarebbe necessario fare qualche passo per riconoscerglielo questo ruolo, per rimettere in qualche modo il consumatore al centro delle scelte, anche di politica agricola, ed evitare, come troppo spesso si è fatto nel convenzionale, di marginalizzare colui che in fondo, alla fine, paga.