La teoria dell'agenzia La teoria dell’agenzia è nata negli anni ’70 e si sviluppa nel contesto dell’economia dell’organizzazione. Questa si occupa del problema del coordinamento organizzativo e introduce il cosiddetto problema dell’agenzia, ossia la situazione in cui la relazione tra soggetti è caratterizzata dalla presenza di divisione del lavoro e da divergenza di obiettivi. Si ha, quindi, una “relazione di agenzia” in presenza di due soggetti economici, principale ed agente, che interagiscono tra di loro. In particolare, il principale delega l’agente di svolgere un compito che, attraverso  le abilità specifiche di cui dispone e con la delega di autorità necessaria per raggiungere gli obiettivi prefissati, deve portare a compimento. Il   problema   dell’agenzia,   identificato   dalla   teoria,   si   determina,   all’interno   della relazione tra principale ed agente, per effetto di due fattori di rilievo: esistenza di obiettivi contrastanti tra i soggetti interagenti, e ridotta verificabilità, da parte del principale, delle azioni effettivamente compiute dall’agente e differente atteggiamento nei confronti del rischio. Oltre alle organizational assumption, la relazione tra i due soggetti interagenti è influenzata anche dalle human assumption: razionalità limitata, interessi   egoistici,   opportunismo, avversione nei confronti del rischio. Lo studio dei problemi legati alle relazioni di agenzia ha seguito due differenti linee evolutive: l’approccio positivista, che costruisce il suo paradigma teorico sulla base di due assunti, riguardanti la tipologia di contratto stabilito tra principale ed agente e il sistema di informazione, e il  Principale-Agente, che si preoccupa di identificare, all’interno delle possibili soluzioni contrattuali atte a governare la relazione tra due i soggetti, il contratto ottimale, ossia i parametri contrattuali che consentano di minimizzare  i costi derivanti  dalla relazione di agenzia.