La tecnologia “Terminator”, o del gene suicida, è un brevetto (U.S.A. N.5. 723.765) concesso nel marzo 1988 a Delta&Pine Land e all’U.S. Department of Agricolture (USDA).
Questa tecnologia è fondata sulla capacità di tre geni di influire sulla capacità riproduttiva delle piante, rendendo, di fatto, il seme della seconda generazione sterile. In maniera concreta, la tecnologia Terminator mette gli agricoltori in condizione di dover riacquistare ogni anno sementi nuove per cominciare un nuovo ciclo produttivo, perché, contrariamente a quanto accade da sempre le sementi ricavate dal raccolto dell’anno precedenti sono sterili.
La FAO è sempre stata, sin dalla sua comparsa, una severa oppositrice all’adozione della tecnologia del gene suicida. I motivi dell’avversione a tale tecnologia, condivisi non solo dall’Organizzazione, risiedono proprio nella logica che ha dato vita agli organismi geneticamente modificati. Se la creazioni di organismi geneticamente modificati, infatti, nasce per far fronte a problemi come la denutrizione o l’inefficienza produttiva nei paesi sottosviluppati o in quelli in via di sviluppo, rendere la seconda generazioni di sementi sterile non fa altro che acuire la dipendenza di questi paesi verso quelli più sviluppati, nonché distributori dei sementi.
Il caso appena presentato può essere indicato come esempio di agri-business che, se non opportunamente bilanciato dal punto di vista concorrenziale, rischia di assumere il controllo dell’intero settore di mercato, dando vita ad una struttura “oligarchica”, rischiosa per la crescita e lo sviluppo economico di molti paesi.
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