Sono tanti gli interrogativi aperti sull’acquacoltura bio, ossia l’allevamento “biologico” di pesci e alghe ai fini commerciali per il consumo umano. Si va dalla formulazione di mangimi naturali, privi cioè di ingredienti di sintesi, all’individuazione di sostanze naturali che possano sostituire i farmaci tradizionali; dal numero massimo di pesci consentiti per metro cubo d’acqua, a maggior tutela del benessere animale e dell’ambiente. Tutto ciò per dare ai consumatori ulteriori garanzie nei confronti del prodotto da acquacoltura, che viene ancora guardato con qualche perplessità.
Con l’approvazione del Regolamento CE n.710 del 5 agosto 2009, è ufficialmente partito, anche in Italia, il settore dell’acquacoltura biologica, per garantire ad un consumatore sempre più attento alla scelta della qualità, alla tutela dell’ambiente e al benessere animale un prodotto certificato che risponda alle sue esigenze. Esso stabilisce i principi per allevare con tecniche biologiche e certificare l’allevamento di pesci d’acqua dolce e d’acqua salata, gamberi e altri molluschi, cozze, ostriche. Tali norme stabiliscono condizioni relative all’ambiente di produzione acquatico che devono essere rispettate in tutta l’Ue, impongono la separazione di unità biologiche e non biologiche e indicano condizioni specifiche per il benessere degli animali.
Diversi sono gli aspetti positivi dell’acquacoltura biologica e sono brevemente distinguibili nel seguente modo:
– L’acquacoltura biologica garantisce all’organismo il compimento dell’intero ciclo vitale all’interno dell’impianto di allevamento;
– Il pesce prodotto da acquacoltura biologica vanta alte qualità organolettiche ed è privo di OGM;
– la certificazione biologica aiuta a ridurre l’impatto dell’azienda sull’ambiente e in molti casi protegge habitat delicati.
La pesca, compresa l’acquacoltura, fornisce una risorsa vitale di cibo, di attività lavorative, ricreative, commerciali e di benessere economico per le persone di tutto il mondo, per le generazioni presenti e future, e dovrebbe perciò essere condotta in modo responsabile. Per gli allevatori si tratta però di una sfida tutta nuova, che necessita di solide basi scientifiche per facilitare ulteriormente il passaggio da un sistema convenzionale ad uno biologico.
Ancora nessun commento