Ben 130.000 aziende in Europa (di cui circa 54.000 in Italia) producono con i metodi dell’alimentazione biologica, ed il loro mercato è in netta espansione (la crescita annua stimata è di circa il 20%). Dopo decenni di discussione, l’Unione Europea con il Regolamento Comunitario 2092/91 ha stabilito le norme per le produzioni dell’agricoltura biologica, applicate in tutta l’Unione, Italia compresa. A tutt’oggi si tratta dell’unica forma di agricoltura sostenibile definita e regolamentata dall’Unione.
Con il termine “agricoltura biologica” si intende una pratica agricola che ammette solo l’impiego di sostanze naturali, escludendo l’utilizzo di sostanze chimiche sintetizzate dall’uomo.
In agricoltura biologica si recuperano e si adottano pratiche agricole tradizionali che mantengono ancora la loro validità, ma si fa anche largo uso di nuovi prodotti ed innovazioni che la ricerca mette a disposizione. Prerogativa dell’agricoltura biologica è la messa al bando delle sostanze chimiche di sintesi, diserbanti, anticrittogamici, insetticidi, pesticidi in genere.
Alla difesa delle colture si provvede innanzitutto in via preventiva, selezionando specie rustiche e resistenti alle malattie ed intervenendo con tecniche di coltivazione appropriate come, ad esempio: la rotazione delle colture, la piantumazione di siepi ed alberi (che danno ospitalità ai predatori naturali dei parassiti e fungono da barriera ai possibili inquinamenti esterni), la consociazione (coltivando in parallelo piante sgradite l’una ai parassiti dell’altra).
I fertilizzanti sono naturali, come il letame opportunamente compostato o altre sostanze organiche, nonché l’incorporazione del terreno con piante appositamente seminate come trifoglio o senape.
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