Le ultime modifiche alle norme sull’etichettatura alimentare (D. L.vo n. 114/2006), che hanno sostanzialmente riguardato gli ingredienti allergenici e la loro indicazione in etichetta, non si sono occupate della presenza di OGM.
>>> Visita Centro Ricerca Ceramica <<< Non potevano farlo perché si è trattato dell’attuazione di una Direttiva CE, pur essendo noto che le proteine transgeniche vengono digerite, ma rimane il problema allergenico perché, anche scomponendosi, frazioni peptidiche possono scatenare allergie. Anche se non se ne parla come prima, gli ingredienti transgenici continuano a preoccupare i consumatori e queste sono le risposte alle diverse domande.
- Per conoscere gli eventuali effetti negativi degli alimenti transgenici sulla salute umana occorrerà aspettare più di 10 anni, tenendo presente che molti tumori hanno una lunga incubazione e che gli effetti a carico del genoma richiedono molto tempo.
- Quanto alla biodiversità, non vi è dubbio che le piante transgeniche siano più forti, prenderanno sicuramente il sopravvento e nelle zone a coltura monopolizzeranno il territorio.
- D’altra parte, il ricorso a questo tipo di piante consente un uso minore di agenti chimici che possono ritrovarsi negli alimenti con effetti cancerogeni o comunque dannosi per i consumatori. Inoltre, consente un maggior raccolto e i Paesi in via di sviluppo ne sono molto interessati sia per risolvere i problemi della fame sia per produrre alimenti transgenici arricchiti di principi nutritivi, come il riso con vitamina A e ferro.
- C’è tuttavia un’altra preoccupazione che riguarda la trasmissione “orizzontale” di geni: si è constatato che anche i geni nuovi introdotti in piante immesse poi nell’ambiente si trasferiscono spontaneamente (attraverso meccanismi non ancora del tutto noti ma prevedibili) non soltanto alla stessa specie, ma anche a specie affini. Pertanto, geni introdotti nell’ambiente in determinate specie possono causare danni ambientali molto grossi.
- Questo pericolo biologico è diverso dal pericolo chimico, che è costituito da una molecola immessa nell’ambiente che poi potrà essere distrutta o meno: con un organismo biologico, invece, si può avere un effetto moltiplicativo spettacolare.
- E’ possibile pensare all’introduzione nelle piante di geni che vengano attivati soltanto in condizioni molto particolari, cioè se servono. In questo modo il rischio di trasmissione orizzontale potrebbe essere ridotto moltissimo o addirittura annullato, ma si fa poca ricerca in questo senso. Lo stesso vale per la ricerca di sistemi in cui la proteina estranea o il gene estraneo vengono espressi soltanto in organi della pianta non usati nell’alimentazione, in modo da ridurre i rischi.
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- Pochissima sperimentazione si fa anche su sistemi che impediscano alle piante transgeniche di diffondersi nell’ambiente.
- Un’ulteriore preoccupazione è che le tossine antinsetto introdotte geneticamente in una pianta possano poi persistere nell’ambiente più a lungo delle tossine tradizionali. Una tossina tradizionale è, per esempio, quella del Bacillus thuringiensis usato in agricoltura biologica, che dopo aver provocato l’effetto insetticida si decompone e sparisce abbastanza rapidamente nell’ambiente. La tossina dello stesso batterio introdotta geneticamente nella pianta, invece, la rende ugualmente resistente agli insetti, ma persiste molto più a lungo nel terreno e nell’ambiente e può essere trasmessa ad altri organismi, con possibili rischi che non sono ancora prevedibili.
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