“Qualsiasi organismo vivente è un computer”.
Questo il semplice concetto che ha spinto il team dello Scripps Research Institute della California e del Technion Institute di Israele alla creazione del primo computer biologico, un dispositivo biochimico capace di immagazzinare dati criptati: avendo al posto del software composti chimici ed a quello dell’hardware filamenti di DNA, la sua struttura può essere assimilata a quella di qualsiasi organismo costituito da una serie di molecole (hardware) che comunicano seguendo determinate istruzioni (software) al fine di raggiungere un risultato (output).
Più lento rispetto ai pc cui siamo abituati oggi, è però molto più veloce se considerati i milioni di processi che pare capace di gestire in contemporanea, mentre l’assenza di interfaccia permette la gestione di input ed output grazie a composti chimici predefiniti.
Al momento il nuovissimo pc resta un insieme di composti chimici chiusi in provetta ma le sequenze di DNA nate dalla variazione dei reagenti, sono per gli studiosi minuscoli dischi su cui memorizzare le informazioni capaci di ottenere la prossima tecnologia.
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