L’ITALIA È BIO DAGLI ANNI ’30 Nonostante sia nell’ultimo decennio, e in particolare negli ultimi anni, che l’Italia sembra essersi avvicinata al mondo del biologico, già a partire dagli anni ’30 diverse industrie italiane depositarono brevetti per trasformare la biomassa in fibre tessili, come ad esempio il nylon e il rayon. Complice la riduzione del prezzo del petrolio, dagli anni ’60 queste fibre iniziano ad essere realizzate soltanto a partire da risorse fossili. Si è quindi passati da produzioni ecosostenibili a produzioni che non lo erano per poi ritornare, ai giorni nostri alla nuova ricerca di nuovi metodi di produzione ecobiologici. Riuscendo a tornare a questi metodi di produzione e a sviluppare un processo produttivo basato sulla trasformazione della biomassa si riuscirebbero ad avere numerosi vantaggi. Innanzitutto si diminuirebbe la dipendenza delle imprese italiane, e non solo, dalle fonti non rinnovabili, come i combustibili di origine fossile, il cui costo continua ad aumentare e la cui mancata rinnovabilità non ne garantisce un’eterna fruizione. Inoltre si avrebbero svariati vantaggi economici dettati non solo dalla maggiore competitività delle imprese che producono prodotti green e ma anche dal mantenimento in Europa di produzioni che oggi tendono a spostarsi in altri Paesi.