Ritrovati fusti di rifiuti tossici di vario genere, solventi chimici, scorie di fusioni di vetro, e amianto; tutto bellamente sotterrato nelle coltivazioni di frutta e verdura nel napoletano, è accaduto qualche giorno fa nelle campagne di Caivano, Napoli.
Rivenuti dal Corpo forestale dello Stato rifiuti fino a 50 centimetri dalla superficie. Pare siano il frutto di anni di veleno almeno 10 consumati e nutriti da chi piantava e acquistava.
La Campania vanta la più alta percentuale di roghi tossici e rifiuti interrati, contaminando anche i vergini terreni. Legambiente l’ ha definita la piccola Chernobyl .
Noi più che terra del sole potremmo chiamarla terra dei rifiuti, nei terreni di Caivano si accumulavano tesori tossici frutto di più e più illeciti, provenienti da tutta la penisola, ma anche dai paesi europei che non avevano voglia di smaltire in loco i loro rifiuti tossici.
La Campania come un pozzo discarica per la malavita organizzata con un solo scopo lucrativo.
Oscurando quello di buono che c’è e può esserci in terreni puliti lì vicino, riducendo questa regione in una condizione di incapacità di produrre ed esportare, una terra non più in grado di vendere i suoi prodotti tipici, un tempo tanto ambiti.
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