Secondo Lampkin e Padel (1994), l’ agricoltura biologica può essere definita come “ approcci alla agricoltura che mirano a creare sistemi di produzione sostenibili, basati principalmente su risorse rinnovabili, su una gestione dei processi biologici ed ecologici con lo scopo di ottenere accettabili livelli di produzione animale e vegetale e di alimentazione umana, protezione dai parassiti e malattie, ed un adeguata ricompensa per il lavoro e le altre risorse” .

In altre parole, si tratta di approcci integrati, in cui le diverse parti, nello spazio e nel tempo, sono trattate insieme, contrariamente all’ approccio riduzionistico che caratterizza la presente cultura (non solo agricola).

Per decadi, l’ agricoltura biologica si è diffusa lentamente, grazie alla dedizione e lavoro volontario di agricoltori, consumatori, qualche dottore ed alcuni esperti. L’ agricoltura biologica era normalmente ignorata dalle Istituzioni (Ricerca, Educazione, Divulgazione, Legislazione) e spesso addirittura perseguitata. Conseguentemente, lo sviluppo della agricoltura biologica è stato per anni e anni nelle mani di alcune ONG, fra cui la più strutturata era sicuramente il movimento biodinamico, con centri di ricerca, scuole e canali commerciali in molti paesi in tutti i continenti.

Nel 1972 cinque associazioni fondarono l’ IFOAM cui attualmente aderiscono circa 750 associazioni in oltre 100 Paesi: associazioni di agricoltori, di commercianti, di consumatori, gruppi di ricerca, ma non Governi.

L’ IFOAM ha elaborato delle linee guida abbastanza semplici:

· Ricostituzione di un ambiente naturale, di siepi, alberi, fossi, per ridurre l’  erosione e dare rifugio alla flora e fauna competitiva;

· Tecniche adeguate: rotazioni, colture miste, lavorazioni ridotte, per controllare parassiti ed infestanti e per consumare poca \acqua, poca energia e favorire il ciclo dell’ azoto)

· Sviluppo dell’ uso del letame animale, del compost e sovescio;

· Rilancio della biodiversità animale e vegetale, mediante l’ uso di risorse genetiche locali

· Divieto di OGM;

· Tecniche di produzione animale rispettose degli animali e dell’ ambiente;

· Riduzione della plastica e niente prodotti chimici di sintesi;

· Metodi di conservazione e manipolazione degli alimenti, nonché di imballaggio, quanto più possibile naturali;

· Commercio equo e solidale e commercio locale;

· Consumo intelligente