Il farro è il più antico tipo di frumento utilizzato fin dal neolitico; esso era largamente coltivato ed usato dagli antichi romani che lo abbrustolivano e lo trasformavano in farina per loro nutrimento. Tale farina, mescolata col sale (mola salsa), serviva come offerta per i sacrifici. Non è un caso che la parola “farina” derivi da “farro”.
Si tratta di una qualità di grano importato in Italia dalla Grecia, coltivato in origine in Iraq, Iran e Palestina. In Italia viene coltivato soprattutto in Toscana, in Garfagnana; il farro della Garfagnana ha ottenuto la certificazione di qualità IGP.
Col nome farro si distinguono alcuni cereali del genere Triticum, simili al frumento; si distinguono tre specie di farro: farro piccolo o farro monococco (Triticum monococcum); farro medio o farro dicocco o semplicemente farro (Triticum dicoccum); farro grande o farro spelta o semplicemente spelta (Triticum spelta).
La sua coltivazione è stata sostituita dal grano tenero e duro, perché quest’ultimi hanno una resa maggiore e costi di lavorazione inferiore; oggi, invece la coltivazione del farro è stata rivalutata ed è associata all’agricoltura biologica, sempre più frequentemente scelto nelle diete vegetariane e vegane, utilizzato in zuppe e minestre.
Importanti, le sue proprietà nutrizionali, infatti, il farro, oltre ad essere uno dei tipi di frumento meno calorici (100 g circa 340 kcal, con l’1,5% di grassi e l’11% di proteine), contiene l’aminoacido essenziale metionina, carente in quasi tutti gli altri cereali e rispetto ad altri cereali contiene buone quantità di vitamine A, B2 e B3 e anche proteine. Non solo, esso è particolarmente ricco di fosforo, potassio e magnesio.
Povero di grassi e ricco di fibre, esso è più digeribile ed aiuta a prevenire tumori dell’apparato intestinale, in quanto favorisce la depurazione dell’organismo.
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