Il biologico conta in Europa quattro milioni di assidui consumatori, in continua e costante crescita, tutelati nel loro acquisto da un apposito marchio di qualità comunitario. Una sorta di bollino blu con un spiga verde al centro, previsto dal Reg. CE 331/2000.
In Italia, il mercato del biologico vanta discrete punte di crescita, considerando le limitazioni che interessano sia il consumatore che il produttore. Quest’ultimo ha oggettive difficoltà nel procedere a questo tipo di produzione, dovute ai rigidi sistemi di controllo e certificazione che tutelano il settore.
Per quanto concerne il consumatore, i freni maggiori sono legati agli alti costi dei prodotti rispetto a quelli di largo consumo, nonché ad un radicato gap culturale che vuole i prodotti biologici meno “invitanti” sotto il profilo del gusto. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, il prodotto biologico, per definizione, non può contenere alcun esaltatore di sapidità chimico, realizzato in laboratorio. Il sapore, la fragranza, la bontà del prodotto sono affidate esclusivamente alla genuinità delle materie prime, alla accurata lavorazione delle stesse, ad un processo di realizzazione del bene finale che rispetti le tappe della filiera produttiva.
Sul prezzo a volte elevato dei prodotti biologici, essi sono in parte giustificati dalla limitata produzione (e da una ancor limitata domanda) di essi a fronte dei beni di largo consumo, che non consente abbattimento sostanziale di costi. La produzione e la distribuzione del prodotto biologico, infatti, implicano procedure tali da rendere quasi improbabile l’equiparazione commerciale.
Sotto questa prospettiva si inserisce anche la questione del packaging del prodotto biologico. Il confezionamento di questi prodotti è, infatti, fondamentale per garantire loro le caratteristiche di produzione e quei valori che li differenziano dai prodotti a largo consumo. Il packaging fa riferimento al confezionamento, sotto più profili, del prodotto. Richiama non solo il tradizionale imballaggio, ma anche tecniche e strategie di presentazione del prodotto, così come si offrirà agli occhi del consumatori.
Il packaging dei prodotti biologici è oggetto di una specifica attenzione. I criteri cui esso deve rispondere sono di due ordini di importanza: esso deve essere realizzato con materiali che non danneggino i prodotti da conservare né, ovviamente, l’ambiente; deve possedere quelle caratteristiche estetiche di base che ne rendano allettante l’acquisto. Prodotti nuovi, infatti, implicano una nuova comunicazione e per il consumatore il packaging costituisce uno strumento di identificazione del prodotto sul mercato. Pertanto, non può essere utilizzato lo stesso imballaggio per i prodotti biologici ed i prodotti convenzionali.
Gli imballaggi utilizzati per il confezionamento dei prodotti biologici devono essere nettamente distinti nella forma e/o nel colore rispetto a quelli utilizzati per i prodotti convenzionali. La questione concerne i materiali di confezionamento, che devono essere compatibili con i prodotti di derivazione biologica e, soprattutto, garantire standard di qualità nel rispetto dell’ambiente. Il confezionamento assolve, infatti, una funzione ambientale molto importante. Esso non solo deve conservare i beni in maniera eccellente fino al momento del consumo evitando il deterioramento, ma deve anche essere ecologically correct dopo lo scarto.
In altre parole, non solo il materiale con cui è rivestito l’involucro deve mantenere le caratteristiche le prodotto biologico, ma deve anche essere bioecologico. I materiali preferiti sono i composti di riso, giunco e canna da zucchero, il vetro e le bio-plastiche. Il grande vantaggio di questi materiali è che sono biocompatibili e degradabili, alcuni ottenuti da fonti rinnovabili, quindi eco-sostenibili.
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