La bioarchitettura è una pratica architettonica rispettosa dei principi della sostenibilità . Prevede la creazione di luoghi capaci di rapportarsi in modo equilibrato con l’ambiente in cui si inseriscono, infatti questo tipo di architettura, presuppone un atteggiamento ecologicamente corretto nei confronti dell’ ecosistema ambientale. Questa pratica architettonica parte dall’ orientamento dell’ edificio, perchè ogni orientamento ha una sua funzione precisa anche nell’ efficienza dell’ intero edificio. Dal punto di vista costruttivo si privilegiano materiali e tecnologie naturali che garantiscano un comfort elevato; a livello impiantistico, l’attenzione è rivolta a limitare, il più possibile, la creazione di campi magnetici e di agenti inquinanti e si cerca di favorire l’ uso corretto delle risorse. I materiali privilegiati sono il legno a livello strutturale, i pannelli in fibra di legno, in sughero ed in fibra vegetale (lino, canapa, ecc.) per l’ isolamento; gli intonaci e le tinteggiature a base di calce o argilla per quanto riguarda le finiture. La sua origine risale agli anni ’60 in Germania, grazie all’impegno di alcuni studiosi contro l’ impiego di materiali e sostanze nocive artificiali nelle costruzioni. In Italia, muove i suoi primi passi a Bolzano, dove nei primi anni ’90 viene fondato l’Istituto Nazionale di Bioarchitettura. Nel 1988, è nata l’ INBAR, un’ associazione culturale di professionisti, tecnici ed esperti che operano nell’ ambito della bioarchitettura e dello sviluppo sostenibile. Ha sede a Roma ed è articolato a livello territoriale in sezioni provinciali. Invece, nel 1989, è nata l’ ANAB, la cui sede legale è a Milano, su iniziativa di un gruppo di architetti sensibili alle questioni ambientali ed allarmati dalla continua devastazione del territorio e dall’ utilizzo in edilizia di materiali rischiosi per l’ ambiente e la salute delle persone. A Roma, nel 2012, una quarantina di soci (architetti, ingegneri, medici e principali esponenti della vita culturale), hanno dato vita alla Fondazione Italiana per la Bioarchitettura e l’ Antropizzazione Sostenibile dell’ Ambiente. L’ obiettivo è di tutelare il patrimonio intellettuale di oltre venti anni di ricerca e sperimentazione scientifica effettuata da grandi maestri dell’ architettura ecologica e bioclimatica internazionale ( ad esempio, Lucien Kroll ed Ugo Sasso) per edificare ed abitare secondo criteri bio-ecologici e di sostenibilità ambientale. Isabella Goldmann è uno degli architetti più gettonati del momento, in quanto si occupa di architettura sostenibile, bioarchitettura ed impatto ambientale.
La bioarchitettura
16 Luglio 2015Scritto da Massimiliano Quintiliani
SVILUPPO SOSTENIBILEagenti inquinanti, ambiente, architettura ecologica, argilla, bioarchitettura, bioclimatica internazionale, calce, campi magnetici, canapa, ecosistema ambientale, fibra vegetale, Fondazione Italiana per la Bioarchitettura e l’ Antropizzazione Sostenibile dell’ Ambiente, intonaci, isolamento, Istituto Nazionale di Bioarchitettura, legno, lino, materiali e tecnologie naturali, pannelli in fibra di legno, risorse, sostenibilità, sughero, tinteggiature
A proposito dell’importanza della vennilaziote naturale, ricordo che in un viaggio in Andalusia, visitai una antica costruzione risalente all’epoca della dominazione araba. Alambra o comunque cosec suonava il nome di questo imponente edificio circondato da un’altrettanto grande giardino a labirinto. La guida ci spiegf2, come facevano all’epoca a rinfrescare l’aria all’interno dell’edificio. L’aria calda in uscita dall’alto dell’edificio, risucchiava altra aria attraverso dei corridoi muniti di teli umidi. l’evaporazione dell’acqua dai teli, faceva abbassare la temperatura dell’aria in entrata.L’importanza dell’esposizione dell’edificio l’ho compresa soggiornando per qualche mese nelle campagne spoglie ed assolate della Tunisia. Sare0 un caso che gli arabi erano e sono ancora, bravi in questo, loro per rinfrescarsi non spendevano e non inquinavano.