Il sistema agroalimentare è stato investito da una questione molto delicata e ricca di implicazioni, quella degli organismi geneticamente modificati (OGM). Gli OGM sono organismi il cui genoma è stato modificato utilizzando tecniche di ingegneria genetica. In via teorica è possibile trasformare il genoma di qualsiasi essere vivente inserendo nuovi geni o modificando l’attività di quelli propri, purché tali cambiamenti non risultino incompatibili con la vita dell’organismo. A livello pratico, tuttavia, vari fattori di natura tecnica ed economica hanno permesso uno sviluppo commerciale limitato di organismi transgenici: batteri e lieviti per l’uso confinato in impianti chiusi e piante per la coltivazione agricola.
Ma a poco più di un decennio dalla loro prima diffusione commerciale, le coltivazioni geneticamente modificate sono ancora circoscritte a pochi paesi, a poche colture (soia, mais, cotone e colza) e a soltanto due tipologie di modificazioni.
L’introduzione delle innovazioni biotecnologiche nel settore agroalimentare ha aperto un fronte completamente nuovo nel rapporto fra scienza e società, e fra consumatori e produttori di alimenti, sollevando un ampio dibattito di carattere interdisciplinare che ha investito il mondo della ricerca, dell’economia, della cultura e delle organizzazioni sociali.
Al centro del confronto, che tuttora divide il mondo scientifico, ci sono i presunti benefici e i potenziali effetti negativi degli OGM. I sostenitori pongono l’accento sui potenziali vantaggi, economici e ambientali, derivanti sia dalle varietà resistenti agli insetti sia da quelle tolleranti gli erbicidi: le prime porterebbero alla riduzione della quantità di pesticidi utilizzata per proteggere il raccolto; le seconde, consentendo la semina senza una precedente aratura del terreno, potrebbero ridurre l’utilizzo di mezzi agricoli e tutelare la fertilità dei suoli.
L’impiego di OGM garantirebbe dunque una maggiore produttività rispetto alle corrispondenti colture convenzionali, minori costi di produzione determinati da una migliorata efficienza nell’impiego degli input energetici esterni all’agroecosistema, nonché minori danni ambientali, evitati grazie ai cambiamenti nelle pratiche agricole associati all’adozione delle colture GM.
Sul fronte opposto si denunciano gli impatti ambientali, sanitari, economici sul sistema agricolo e socio-economici generali. Le colture transgeniche potrebbero infatti avere conseguenze impreviste sugli organismi cosiddetti “non target”, quelli che non rientrano tra gli “obiettivi” delle nuove sostanze prodotte a seguito della modificazione genetica delle piante; potrebbero avere impatti indiretti dovuti alle variazione delle pratiche agricole e alla diffusione incontrollata di organismi invasivi; e potrebbero essere nocivi per la salute, a causa delle nuove sostanze potenzialmente allergeniche presenti negli alimenti o dello sviluppo di una resistenza agli antibiotici
Ancora nessun commento