Il termine “effetti indesiderati” è preso in considerazione sia dai gruppi degli anti-OGM che da quelli dei pro come sinonimo di effetto secondario non voluto o pericoloso, da ciò si evince che la biotecnologia riferita alle trasformazioni genetiche è associata ad alti livelli di imprevedibilità.
Un esempio che possiamo prendere in considerazione è il fatto che diversi prodotti già presenti sul mercato, quando analizzati una seconda volta con tecniche aggiornate, spesso rivelano risultati imprevisti e non concordanti con i precedenti come successo con la soia o il mais. E’ doveroso dire che solo in pochi casi l’analisi degli effetti deleteri a lungo termine sulla salute umana e animale, a livello istologico e biochimico, ha dato dei risultati verificati e che non è stato dimostrato nessun effetto a livello macroscopico.
Un punto finale di critica può essere introdotto in quanto spesso è fonte di discussione in tutti dibattiti di valutazione del rischio ossia, l’insufficiente analisi della tossicità. Quando si parla di effetti sull’ambiente dovuti alle PGM la discussione generalmente concerne le possibili azioni dirette dei prodotti di quest’ultime in relazione all’ecosistema, quindi su piante, animali e microfauna del suolo.
E’ interessante analizzare però anche gli effetti indiretti derivati dalle pratiche agricole e le implicazioni relative ai problemi sociali. Nella nostra opinione le PGM sono una sorta di emblema di una moda generale nel mondo delle politiche agricole rivolta a “ottimizzare” e omogeneizzare l’agroecosistema seguendo il concetto di “ideotipo” proposto tempo fa da Donald negli anni della “rivoluzione verde”.
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