Un tempo si diceva che in certe case in cui non c’era modo di tenere bene in ordine si nascondeva il grosso sotto i tappeti; oggi questi tappeti potremmo paragonarli ai fondali oceanici.
Sono stimati circa 70-80% dei rifiuti dispersi in mare, una vera e propria isola di Plastica, grande quanto il Texas e profonda 30 metri. Questo materiale che abbonda eccessivamente nei mari, contamina la fauna marina e danneggia la catena alimentare, arrivando anche sulle nostre tavole. Se si pensa nello stomaco di una sola tartaruga sono stati ritrovati fino a 143 frammenti di plastiche differenti.
Così il dipartimento di Scienze fisiche, della terra e dell’ambiente dell’Università di Siena ha lanciato un progetto per ripulire il mare dalla plastica. Sotto la guida della docente Maria Cristina Fossi, l’università ha ideato una nave acchiappaplastica, che farà il giro del Mediterraneo per liberarlo da questo materiale.
Si chiama Plastic Busters l’imbarcazione ecologica che porterà a bordo ricercatori internazionali e strumenti scientifici realizzeranno una mappatura della diffusione della plastica in mare, studiandone gli effetti collaterali provocati sugli animali marini. Partirà dalla Toscana verso la Gibilterra, poi per la Tunisia, l’Egitto, la Grecia e, dopo tre mesi, rientrerà in Italia per approdare a Venezia.
Sono già 30 gli enti di ricerca e istituzioni internazionali, prevede uno studio accurato che mira a ideare un metodo che possa permettere la riduzione di questi rifiuti nei fondali marini. L’obbiettivo è tutelare le biodiversità dei nostri mari, oggi in forte difficoltà.
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