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Quando si affronta la questione fertilizzazione, si deve partire dall’obbiettivo di mantenere ma, più spesso, incrementare la sostanza organica per migliorare, tramite questa, la fertilità fisica, chimica e microbiologica del suolo. Dire, infatti, che un terreno è fertile quando è ricco di elementi nutritivi è una definizione molto parziale e poco aderente alla realtà, perchè la vera fertilità si ha quando un terreno presenta una buona struttura ed una microflora e microfauna diversificata e vitale, capace di trasformare rapidamente la materia organica.

Sulla base di queste considerazioni impostare il piano di concimazione cercando di capire qual’è il migliore surrogato ammesso dell’urea piuttosto che del perfosfato, è gravemente sbagliato perchè non consente di intervenire correttamente su di un organismo complesso come il terreno.

Il modo migliore per comprendere i motivi per cui il metodo di agricoltura biologica non può prescindere dalla cura e l’incremento della fertilità organica del terreno, è ricordare l’importanza delle molteplici funzioni che la sostanza organica svolge nel suolo:

  • conservazione dell’energia vitale prodotta dalle piante attraverso la fotosintesi che resta a disposizione degli ecosistemi naturali e agricoli;
  • azioni positive sulla struttura del suolo, che è fondamentale per la gestione dell’acqua (risorsa limitata e, per questo critica, soprattutto nei climi mediterranei);
  • azioni positive sulla nutrizione, sulle attività enzimatiche e fisiologiche delle piante;
  • azioni positive sull’attività microbiologica nel terreno.

In quest’ottica la strategia di fertilizzazione deve essere basata sul calcolo del bilancio umico ( il bilancio umico del terreno serve a verificare se c’è equilibrio tra la sostanza organica che si mineralizza e quella che potenzialmente si ricostituisce tramite gli interventi agronomici e di fertilizzazione) e sull’integrazione, spesso necessaria in fase di conversione anche in quantità significative, di concimazione con i prodotti ammessi, per soddisfare le esigenze specifiche delle colture.

Senza mezzi termini, si deve affermare che: un’azienda che ha il bilancio umico stentato se non addirittura in perdita, non sta facendo agricoltura biologica.