È complicato fornire una definizione unilaterale dell’Agricoltura biologica, ma è possibile delineare quali siano i suoi tratti distintivi, che la rendono differente dall’agricoltura convenzionale. Tra gli obiettivi primari dell’Agricoltura biologica si possono indicare:
- mantenere la fertilità dei suoli nel lungo periodo;
- evitare ogni forma di inquinamento derivante dalle tecniche agricole;
- ridurre al minino l’utilizzo di energia fossile;
- valorizzare le risorse locali e i processi biologici naturali, salvaguardando l’ambiente e mirando verso sistemi integrati;
- allevare gli animali conformemente alle esigenze naturali delle singole specie;
- produrre alimenti ad lato valore biologico-nutritivo.
Tutto ciò non deve essere visto in maniera distaccata dalla volontà di assicurare un reddito consono agli agricoltori, anche attraverso costi più contenuti dovuti a input esterni e a un più elevato valore del produzioni. Ultimamente, si assiste ad una rapida espansione dell’Agricoltura biologica, che va di pari passo con la sempre maggiore consapevolezza dei consumatori riguardo i rapporti tra ambiente e salute alimentare. L’Agricoltura biologica si caratterizza come metodo agricolo che, oltre a garantire la produzione di un cibo sicuro, è anche ecologico, evitando di recare danni irreversibili all’ambiente con pratiche che determinano l’inquinamento del suolo e la distruzione di delicati ecosistemi. Ad avvalorare lo sviluppo dell’Agricoltura biologica, esiste oramai un numero sempre più cospicuo di consumatori disposto a pagare un prezzo superiore al normale (premium price) per alimenti che garantiscono qualità e sicurezza. La rapida espansione del mercato al consumo è uno dei principali motivi che spingono gli agricoltori a convertirsi alla produzione biologica: al contrario di qualche tempo fa, ora i prodotti biologici si possono trovare facilmente nelle principali catene europee di supermercati. La sensibilità e l’attenzione dell’opinione pubblica nei confronti dell’intero ciclo produttivo degli alimenti “dalla stalla al piatto” ha reso necessario la creazione di sistemi di registrazione trasparenti e di normative rigorose. Per garantire l’autenticità delle pratiche di produzione biologica sono stati adottati diversi regolamenti, arrivando a costruire un quadro globale di riferimento, che comprende tutte le colture e gli allevamenti biologici, e a disciplinare l’etichettatura, la trasformazione, la commercializzazione e l’importazione dei prodotti biologici nell’UE. Per gli agricoltori, il percorso ufficiale di conversione in produttori biologici è disciplinato dal Regolamento CEE n. 2092/91, entrato in vigore nel 1991, che fissa un periodo minimo di conversione di due anni prima della semina per le colture annuali e di tre anni per le colture perenni. Con il Regolamento CE n.1804/1999, sono state adottate le norme sulla produzione, etichettatura e controllo delle principali specie bovine (bovini, ovini, caprini, equidi e pollame). Gli organismi geneticamente modificati (OGM) sono categoricamente esclusi dai metodi di produzione biologici. Altrettanto importanti sono i sistemi di controllo previsti dai regolamenti, che garantiscono la registrazione, presso l’organismo nazionale di controllo competente, di tutti i produttori conformi alle pratiche biologiche.
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