Il vino biologico è un prodotto che deriva da un metodo di coltivazione con regole ben precise, che esclude l’uso di antiparassitari o concimi chimici di sintesi. Per la fertilizzazione dei terreni, ad esempio, vengono impiegati concimi organici e per la difesa delle coltivazioni da parassiti si agisce preventivamente rinforzando le piante (ad esempio con concimazioni equilibrate), in modo diretto con trattamenti antiparassitari di origine naturale (es. rame, zolfo, estratti di piante, ecc.) o impiegando la lotta biologica (uso di organismi viventi antagonisti dei parassiti). E’ un metodo di coltivazione che porta a programmare la vinificazione fin dal vigneto, credendo nelle potenzialità di una vigna senza chimica e rispettosa della zona del vitigno.
Il vino biologico è ancora una nicchia di mercato, ma in forte crescita. Anche grazie al nuovo regolamento europeo che ha esteso le regole per la certificazione non solo all’uva ma anche alla produzione in cantina, consentendo di apporre il logo europeo con la foglia verde anche sul vino. La normativa rappresenta una grande conquista: più chiarezza e garanzie per il consumatore, maggiore appeal per il prodotto che diventa più attraente anche per la commercializzazione nella grande distribuzione, dove fino ad ora è stato poco presente, mentre lo è tra gli assortimenti dei punti vendita specializzati e della ristorazione di medio-alto livello. Il vino bio beneficia della nuova normativa solo dall’estate 2012 e, formalmente, è un po’ come se fosse ancora agli esordi. Ma un dato è certo: il vino biologico è in grande “fermento”.
L’Italia guarda con molta attenzione a questo settore in quanto attualmente vengono coltivati circa 57.347 ettari di vigneto biologico che posiziona l’Italia tra i Paesi leader in Europa nel settore.
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